Molti si chiedono se una pensione integrativa o complementare sia a rischio fallimento: si tratta di un timore legittimo, dal momento che stiamo parlando di un vero e proprio investimento a capitalizzazione che prevede il versamento dei nostri risparmi in obbligazioni e titoli azionari.
Tuttavia un fondo pensione garantito, proprio in virtù del fatto che intende integrare la previdenza statale, ha una regolamentazione diversa rispetto a tutte le altre modalità di investimento e la legge italiana è molto chiara su questo. Quindi la risposta è no, non è possibile il fallimento di un fondo pensione garantito. Scopriamo perché e quali sono invece i rischi reali da considerare.
Fondo pensione garantito: cosa significa? Quali sono i rischi?
Se hai già considerato di investire in una pensione integrativa, avrai potuto verificare che la scelta di un programma è condizionato dalla tua propensione al rischio. Da qui, la domanda che sovviene in automatico: “E se il fondo dovesse fallire?”. Lo Stato italiano tutela ai massimi livelli questo tipo d’investimento a lungo termine e lo fa espressamente con l’articolo 15 che, in uno dei suoi commi, dice che ai fondi pensione viene applicata in via esclusiva un’amministrazione straordinaria e una liquidazione che deve avvenire con obbligo: il fallimento è del tutto escluso. Quindi come mai ti viene richiesta la tua propensione al rischio?
Perché in realtà non esistono investimenti a “rischio zero”, ma questa incognita è relativa all’andamento dei mercati che, in fase depressiva, potrebbero dare un rendimento inferiore o vere e proprie perdite di capitale. In poche parole, dipende dal pacchetto di titoli che compongo il fondo pensionistico.
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Tipologie d’investimento per fondi pensione
Le linee d’investimento o comparti possono essere composte da diverse tipologie di titoli, obbligazionari o azionari, e caratterizzarsi per avere prodotti finanziari monocomparto o misti.
Va da sé che un titolo di Stato avrà un rendimento meno fluttuante di un’azione, tuttavia la plusvalenza di quest’ultima potrebbe essere più fruttuosa o, al contrario, determinare perdite più ingenti. Da qui, la richiesta di considerare la tua propensione al rischio, anche se in nessun modo il fondo pensione garantito potrà fallire e non liquidare le somme che ti spettano.
Con un profilo di rischio crescente, possiamo quindi definire le linee di investimento come segue:
- monetario: investimenti in titoli di Stato e obbligazioni a breve termine;
- obbligazionario puro o misto: dove la parte mista può accogliere titoli diversi dalle obbligazioni;
- bilanciato: investimento per metà in obbligazioni e per l’altra metà in titoli;
- azionario: esclusivamente azioni ed è il profilo a rischio più elevato.
La politica delle compagnie e delle banche che propongono fondi pensione garantiti è comunque sempre attenta e pronta a rivedere il pacchetto titoli da proporre ai clienti, in quanto la liquidazione coatta e l’impossibilità di fallire vincola, anche e soprattutto loro, a offrire prodotti di qualità. Se, per esempio, da qualche tempo è possibile inserire persino i derivati, il monitoraggio su questo tipo di prodotto finanziario, considerato più a rischio, viene effettuato in modo molto più stringente rispetto ad altre linee d’investimento.
Abbiamo quindi spiegato il perché, nel momento in cui decidi di sottoscrivere un fondo pensione garantito, ti viene chiesto quale vuoi scegliere e quanto sei disposto a rischiare. In nessun modo dovrai temere il fallimento del fondo e la perdita dei tuoi risparmi, perché tutelati da una legge ad hoc, tuttavia è importante valutare quale sia il tuo obiettivo a lungo termine, quanto vuoi monetizzare e il limite entro il quale sei disposto a perdere capitale, rispetto alle tue prospettive iniziali.
Qual è la differenza fra sistema a capitalizzazione e sistema a ripartizione: la peculiarità del fondo pensione garantito
La pensione integrativa, che prevede un versamento periodico dei tuoi risparmi, si definisce a capitalizzazione perché tu soltanto sei il destinatario del tuo investimento. Avrai quindi un conto personale, tutelato nelle forme che abbiamo descritto, e non è possibile per l’istituto di credito prelevare quei fondi, per utilizzarli in forme diverse da quanto sottoscritto in fase di contratto.
Il sistema a ripartizione invece è tipico della previdenza pubblica italiana: l’INPS attinge infatti ai contributi versati dai lavoratori, per poter pagare i cedolini di chi è già in età da pensione. Da questo punto di vista, è evidente perché molti italiani scelgano di investire in una pensione complementare: la precarizzazione del lavoro non fornisce più un afflusso di contributi tale da poter garantire pensioni cospicue in futuro e il fondo pensione può essere un’ancora di salvezza per coloro che sono consapevoli di avere prospettive non molto rosee.
È anche vero che le banche non sono più del tutto intoccabili: abbiamo visto che il fallimento di grandi gruppi finanziari non è più un tabù, ma proprio per questo motivo, lo Stato è intervenuto con una legislazione dedicata, ponendo nero su bianco l’impossibilità di fallire e di non concedere il dovuto ai risparmiatori che investono nei fondi pensione garantiti, ponendoli così al di fuori da qualsivoglia rischio d’insolvenza da parte degli enti preposti.