Capire la pensione integrativaFondi pensione bilanciati

Fondi pensione bilanciati

Nell’attuale panorama finanziario, la pianificazione per il futuro è diventata una priorità fondamentale per molte persone. Con l’allungamento dell’aspettativa di vita e l’incertezza che circonda i sistemi pensionistici tradizionali, sempre più individui si stanno rivolgendo ai fondi pensione come soluzione per garantire una pensione stabile e sicura.

Tra le varie opzioni disponibili, si sente spesso parlare dei fondi pensione bilanciati, una tipologia di fondi pensione che si rivolgono a chi vuole diversificare il proprio portafoglio tra azioni e obbligazioni, cercando di ottenere un rendimento superiore a quello dei fondi garantiti, ma senza esporsi a eccessivi rischi.

Nei prossimi paragrafi, analizzeremo in dettaglio le caratteristiche di questi fondi, illustrandone le modalità d’impiego e il ruolo che possono avere in una strategia di investimento. Nel corso dell’articolo, ti spiegheremo anche quali sono i rischi a cui ti esponi e le commissioni che dovrai pagare. Il nostro obiettivo è quello di darti informazioni chiare e obiettive per aiutarti a valutare se conviene o meno investire in un fondo pensione bilanciato.

Fondi bilanciati: un’analisi delle componenti di investimento

Si definiscono fondi bilanciati quei fondi comuni che adottano un approccio diversificato, suddividendo il capitale investito tra due diverse classi di attività: le azioni e le obbligazioni. Di fatto, questi fondi destinano una quota che oscilla tra il 10% e il 90% del portafoglio in titoli azionari e il resto in obbligazioni. Questo permette agli investitori di beneficiare delle opportunità di crescita offerte dal mercato azionario, ma con una certa cautela per mitigare la volatilità. Le percentuali precise destinate ad azioni e obbligazioni possono variare in base alle strategie specifiche adottate da ciascuno fondo e alle condizioni di mercato. Per conoscerle, occorre consultare i documenti informativi del singolo fondo bilanciato.

Le SGR, ovvero le società di gestione del risparmio, offrono diversi fondi comuni bilanciati, ciascuno con una specifica allocazione tra azioni e obbligazioni. In base alla composizione del portafoglio, si distinguono fondi bilanciati azionari e fondi bilanciati obbligazionari. Di solito, nei primi la componente azionaria può variare dal 50% al 90%, offrendo l’opportunità di partecipare alla crescita dei mercati azionari e ottenere un rendimento potenzialmente superiore. Nei secondi, la componente azionaria è di norma inferiore al 50%, con una maggiore incidenza degli investimenti in obbligazioni.

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Qual è l’impiego ideale dei fondi bilanciati

Come si evince dal loro nome, i fondi bilanciati si distinguono per il fatto di combinare in maniera “bilanciata” le azioni e le obbligazioni, in modo da offrire sia la maggior stabilità dei rendimenti obbligazionari, sia la volatilità più pronunciata dei mercati azionari. Così facendo, riescono a mitigare le forti oscillazioni che caratterizzano le borse valori, sfruttando la maggiore costanza e sicurezza offerta dai titoli obbligazionari.

L’obiettivo dei fondi bilanciati è quello di favorire la crescita del patrimonio degli investitori, garantendo al contempo una redditività che possa essere raggiunta entro un periodo di tempo ragionevole ma non eccessivamente lungo. Questa caratteristica li rende particolarmente adatti per coloro che cercano un investimento caratterizzato da un orizzonte temporale medio, tipicamente di qualche anno. In altre parole, i fondi bilanciati si collocano strategicamente a metà strada tra i fondi obbligazionari, che offrono una maggiore stabilità nel breve-medio periodo, e gli investimenti azionari, che possono generare rendimenti significativi nel lungo termine.

È importante precisare che di solito la componente azionaria all’interno dei fondi bilanciati è rappresentata da azionario internazionale. Questo significa che se un investitore desidera fare una scelta specifica riguardo a un settore azionario, un’area geografica o una valuta specifica, dovrebbe prendere in considerazione, al posto di un fondo bilanciato, due fondi separati: uno specializzato in azioni e uno che investa solo in obbligazioni (per esempio, a tasso fisso o variabile, con alto o basso “yield”, in euro o in dollari statunitensi).

Quali sono i rischi associati ai fondi bilanciati

Combinando sia azioni che obbligazioni, i fondi bilanciati presentano un grado di rischio intermedio: sono più rischiosi dei fondi monetari e obbligazionari ma meno rischiosi di quelli azionari. Il rischio associato a questo tipo di fondi dipenderà dalla composizione specifica del portafoglio e dalle percentuali di allocazione delle due categorie di asset. In particolare, maggiore è la quota di azioni all’interno di un fondo bilanciato, maggiore è il livello di rischio a cui l’investitore si espone. Questo avviene perché le azioni sono soggette a forti variazioni al rialzo o al ribasso, soprattutto se si investe per un periodo di tempo breve.

Il livello di rischio dei fondi bilanciati può dipendere anche dalla strategia di investimento adottata dal gestore del fondo, che può variare in base alle condizioni di mercato, alle aspettative degli investitori e agli obiettivi di rendimento e di diversificazione del portafoglio.

Un altro elemento che può influenzare il livello di rischio è il “timing d’ingresso“, cioè il momento in cui si decide di sottoscrivere il fondo bilanciato. Infatti, se l’investitore entra quando il mercato azionario è molto alto, rischia di pagare le quote a un prezzo molto elevato e di subire delle perdite se il mercato scende. Al contrario, se entra in un momento in cui i mercati sono in calo o in fase di correzione, può approfittare di prezzi più bassi e di maggiori opportunità di guadagno nel lungo periodo.

Infine, quando si investe in fondi pensione bilanciati, oltre al rischio di mercato, è importante considerare il rischio emittente, cioè quello legato alla solvibilità di chi ha emesso i titoli. Entrando più nel dettaglio, quando un fondo bilanciato investe in obbligazioni o altri titoli di debito emessi da entità come aziende, governi o istituzioni finanziarie, esiste il rischio che l’emittente non sia in grado di onorare i propri obblighi di pagamento o di restituire il capitale investito. Questo può accadere se l’emittente si trova in difficoltà finanziarie o se si verifica una crisi economica che colpisce negativamente la sua capacità di rimborso.

I costi e gli svantaggi dei fondi bilanciati

Quando si investe in un fondo pensione bilanciato, si deve pagare una commissione d’ingresso che viene calcolata come percentuale del denaro depositato sul fondo. Questa commissione varia a seconda del tipo di fondo bilanciato: più alta è la componente azionaria, maggiore è la commissione. Questo perché le azioni sono considerate più rischiose e richiedono una maggiore abilità da parte del gestore del fondo.

Un altro costo che si deve sostenere è la commissione di gestione annua, che si paga per mantenere attivo il fondo pensione bilanciato. Questa commissione copre i costi di gestione del fondo, inclusi gli oneri amministrativi, i compensi del gestore e i costi operativi. Di solito, corrisponde a una percentuale che oscilla tra lo 0,50% e l’1,5% del valore del fondo.

Uno degli inconvenienti maggiori che si riscontrano nei fondi bilanciati è la difficoltà nel valutare con chiarezza quanto sia stata positiva la performance della componente azionaria e quanto quella della parte obbligazionaria. In altre parole, se si verifica una diminuzione del valore di un fondo pari al 3%, non è possibile determinare con precisione quale sia stata la parte di responsabilità delle azioni e quale quella delle obbligazioni presenti nel portafoglio.

Per questi motivi, se un risparmiatore ha deciso di destinare una certa percentuale del proprio patrimonio, ad esempio il 30%, all’investimento in azioni e la parte restante in obbligazioni, può scegliere di investire la quota prevista per le azioni direttamente in un fondo azionario (preferibilmente internazionale, in modo da limitare il rischio specifico legato a una singola regione o nazione), e la percentuale prevista per le obbligazioni in un fondo obbligazionario.

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