Capire la pensione integrativaFondi pensione obbligazionari

Fondi pensione obbligazionari

I fondi obbligazionari possono rappresentare una interessante alternativa per chi intende investire il proprio denaro. Una funzione che riescono a esplicitare soprattutto nei momento in cui le turbolenze dei mercati rendono difficoltosa la navigazione per i piccoli investitori, quelli più esposti alla loro tradizionale volatilità.

Andiamo quindi a cercare di capire meglio di cosa si tratti, il loro funzionamento e il ritorno che può scaturirne, in modo da capire se sia il caso di utilizzarli o se, al contrario, sia meglio cercare altre modalità d’investimento.

Cos’è un’obbligazione?

Il punto da cui partire per la nostra analisi non può che essere l’obbligazione. Proprio su di essa, in particolare sui titoli di Stato, va infatti a indirizzarsi l’investimento dei fondi obbligazionari, con una indicazione che non deve comunque essere disattesa, ovvero quella relativa alle durate. In pratica, questi fondi rivolgono la loro attenzione esclusivamente sulle obbligazioni che hanno una durata minima pari a tre anni. Un periodo il quale decorre a partire dalla sottoscrizione del bond.

Per obbligazione si intende in pratica il titolo di debito che viene emesso da aziende, sia private che pubbliche, e che possono anche essere garantiti da un’ipoteca (MBS). A chi si rivolgono questi titoli? In particolare ad investitori istituzionali oppure ai cosiddetti clienti retail. Nella prima categoria rientrano i grandi investitori, ovvero fondi pensione e comuni, compagnie assicurative, società dedicate alla gestione del denaro, banche d’investimento, hedge fund e investitori di private equity. Della seconda fanno invece parte coloro che solitamente devono rivolgersi ad un intermediario per poter acquistare o cedere asset finanziari.

In altre parole, possiamo dire che chi investe il proprio denaro in un fondo obbligazionario lo immette all’interno di un pool capitanato da un gestore di portafoglio. Spetta proprio a lui la scelta di acquistare o vendere in base alle condizioni dei mercati.

Va precisato a questo punto che raramente i gestori decidono di detenere un determinato titolo sino alla sua naturale scadenza. Il motivo è da ravvisare proprio nel fatto che le condizioni in cui operano non sono sempre le stesse. I mercati finanziari, infatti, sono volatili per definizione e dipendono da molte varianti, tra cui anche quelle di carattere politico. Se, ad esempio, le elezioni in un determinato Paese vedono l’affermazione di un partito considerato favorevole al mercato, lo stesso ne esce rafforzato. Al contrario si possono formare turbolenze in grado di influire sui prezzi delle azioni e degli altri titoli.

Perché le aziende emettono obbligazioni? Il motivo è in fondo molto semplice: lo fanno in maniera tale da potersi procurare fondi da poter utilizzare per finanziare la propria attività. Nel caso delle imprese private vengono ad esempio finanziati i piani di sviluppo. Mentre in quello degli Stati i governi si procacciano il denaro indispensabile per la cosiddetta ordinaria amministrazione e per attività straordinarie che dovessero rendersi indispensabili.
Tutte quante, comunque, si caricano un debito il quale sarà ripagato lungo il periodo di vita dell’obbligazione emessa. Per farlo dovranno pagare le cosiddette cedole, ovvero interessi su base trimestrale, semestrale o annuale, a meno che non si tratti di obbligazioni zero-coupon.

Solitamente, il rischio connesso a questo genere di investimento è abbastanza limitato. I soldi investiti, infatti, possono essere persi esclusivamente nel caso in cui l’emittente fallisca. Proprio per questo motivo dovresti sempre cercare informazioni sullo stato di salute delle emittenti che emettono obbligazioni, prima di sottoscriverle tramite un fondo.

⌨️ Confronta i fondi pensione e trova il N°1

Quali sono le principali tipologie di obbligazioni?

Sinora abbiamo accennato alla scadenza temporale delle cedole, ovvero ai periodi di pagamento degli interessi concordati. Devi però sapere che la durata delle cedole previste non rappresenta il solo fattore di differenziazione tra i vari bond. Le tipologie in cui gli stessi possono essere suddivisi sono in effetti le seguenti:

    • I titoli di Stato, ovvero i titoli di debito i quali vengono emessi dagli Stati sovrani nel preciso intento di reperire risorse da cui attingere per il proprio fabbisogno. Come accade per le aziende private, anche gli Stati possono fare bancarotta, tecnicamente indicata come default. Nel corso della storia sono stati molti a farlo, ad esempio l’Argentina.
    • Obbligazioni ad alto o basso rendimento. Proprio il grado di rischio collegato al Sistema Paese comporta l’entità della cedola: più un Paese è a rischio di crollo, maggiore sarà il rendimento offerto a chi decida di sottoscriverne i bond. Basta vedere l’importanza data dall’opinione pubblica al cosiddetto spread tra Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) e Bund, ovvero il differenziale tra i titoli obbligazionari di Italia e Germania, per capire meglio la necessità di tale distinzione. Spetta naturalmente all’investitore cercare di capire se sia il caso di puntare ad un maggior rendimento correndo qualche rischio in più, oppure accontentarsi di un guadagno minore, attenuando al massimo i pericoli.
    • Obbligazioni subordinate, categoria in cui vanno a rientrare i bond che prevedono una sorta di privilegio per ben precisate categorie di investitori. Nel caso di default dell’emittente, infatti, i primi ad essere risarciti saranno i creditori privilegiati, mentre quelli chirografari, non godendo di alcun diritto di prelazione, verranno rimborsati soltanto una volta esaurito il primo gruppo.

Il rendimento dei fondi obbligazionari: da cosa deriva esattamente?

Abbiamo già accennato al discorso dei rendimenti il quale, come puoi facilmente comprendere, rappresenta un aspetto fondamentale nel discorso relativo ai fondi obbligazionari. La domanda che probabilmente ti sarai posto, al riguardo, è quella che concerne il calcolo del rendimento di un fondo obbligazionario.

Una domanda tale da prevedere comunque una risposta in fondo semplice: il rendimento degli stessi deriva dalla differenza che viene a formarsi tra il prezzo di acquisto e quello di vendita dei bond chiamati a formare il fondo. In particolare, i fondi obbligazionari provvedono a indirizzare le proprie risorse finanziarie verso titoli i quali sono caratterizzati da due tipologie di tasso d’interesse:

    • il tasso fisso, il quale è destinato a rimanere fermo nel corso della durata del titolo;
    • il tasso variabile, che al contrario oscilla in base al tasso d’interesse.

Come puoi immaginare, si tratta di due tassi il cui grado di rischio è molto diverso. Nel caso di quello variabile, infatti, ove il tasso di interesse venisse ad alzarsi bruscamente andrebbe a erodere in maniera significativa il rendimento del titolo. Un meccanismo che è del resto già noto a chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile accettando il rischio di un rialzo improvviso dei tassi di interesse. Se nel caso di un mutuatario è però possibile rimediare rinegoziandolo con la banca o chiedendo la surroga, in quello relativo al bond non ci sono vie d’uscita analoghe. In questi casi spetta al gestore cercare di rimediare alla situazione vendendo le obbligazioni presenti nel fondo, prima di essere travolto dalla situazione.

Proprio questi possibili sviluppi, peraltro, aiutano a capire come sia in pratica impossibile stabilire a priori il valore del pagamento dei dividendi. Al contrario, è però possibile comprendere la qualità delle prestazioni del fondo. Ognuno di essi, infatti, è caratterizzato da un indice di mercato, il cosiddetto benchmark. Di cosa si tratta? In pratica è il termine di paragone che aiuta a capire se il fondo scelto stia andando meglio o peggio del previsto e il quale può essere reperito nel prospetto informativo del fondo.

Ove il benchmark sia andando peggio del previsto vuol dire che il fondo è inefficiente e che, di conseguenza, sarebbe meglio rivolgersi con un prodotto più aderente alle proprie aspettative. Un fondo inefficiente si rivela dannoso soprattutto nelle fasi in cui il mercato si trova in un trend negativo.
Proprio per questo dovresti ponderare con grande attenzione l’ipotesi di aderire ad un fondo obbligazionario che investe su titoli a tasso variabile. Anche in questo caso il discorso è legato al tipo di investitore che si pensa di essere: se pensi che sia giusto correre qualche rischio aggiuntivo pur di spuntare rendimenti apprezzabili, puoi sottoscrivere bond a tasso variabile. Nel caso contrario i titoli a tasso fisso rappresentano la scelta ideale per te.

Prima di optare per la sottoscrizione delle proposte di un fondo obbligazionario, comunque, dovresti informarti in maniera dettagliata su quali sono i titoli che lo compongono e, soprattutto, se si tratta di obbligazioni a tasso fisso o variabile. Come avrai potuto capire leggendo sin qui, si tratta in effetti di modalità d’investimento molto diverse, proprio per il livello di rischio che comportano.

Quali sono i rischi collegati alla sottoscrizione di fondi obbligazionari?

Il rischio collegato ai fondi obbligazionari è molto più limitato rispetto a quello che caratterizza altri tipi di fondi comuni di investimento. Se questo rappresenta un dato di fatto ormai assodato, occorre comunque ricordare che un certo grado di rischio esiste comunque. Abbiamo già ricordato la possibilità di un default dell’emittente dei titoli, ovvero la possibilità che ad un certo punto questo fallisca e non sia perciò in grado di onorare l’impegno assunto nei confronti dei sottoscrittori. In questo caso solitamente si intraprende la strada di una negoziazione da parte dei creditori, al termine della quale gli stessi possono rientrare in parte del capitale prestato. Solitamente, però, negoziati di questo genere durano anni e terminano con il rientro di una parte largamente minoritaria del capitale, da parte dei creditori.
Proprio per quanto concerne questo specifico aspetto, dovresti sapere che esistono fondi obbligazionari specializzati nell’investimento nelle cosiddette obbligazioni spazzatura, ovvero ad altissimo rendimento. Come tali si indicano ad esempio i bond di Paesi caratterizzati da condizioni economiche di basso sviluppo o da elevatissima inflazione, come alcuni dell’America Latina.

Proprio per questo motivo dovresti procedere con accortezza nella fase che precede l’adesione alle proposte di un fondo obbligazionario. La cosa migliore da fare, in questa fase, è cercare di capire se l’emittente è realmente in grado di ripagare il debito che ha contratto. Se il rendimento è molto elevato il rischio di un default da parte dell’emittente, pubblico o privato che sia, è in effetti anch’esso alto. Il dato da tenere d’occhio in fase di ricerca è il rating, ovvero il giudizio dato dalle società chiamate ad analizzare lo stato di salute di aziende pubbliche e private, a partire da Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Se il rating è alto il rischio di fallimento dell’emittente è basso, e viceversa.

Una condizione particolare, in questo ambito, è collegata ai bond emessi dal governo degli Stati Uniti. Considerate obbligazioni di grande valore creditizio, i titoli di Stato emessi dal Tesoro USA non sono soggetti a rating. Così come sono considerate estremamente affidabili le obbligazioni emesse dalla Germania, altro Paese considerato stabile e prospero, quindi non rischioso per chi investe.

Per cercare in ogni caso di limitare al massimo un rischio di questo genere, il consiglio dato dagli esperti di finanza è di rivolgersi a fondi di investimento i quali posseggano all’interno del proprio portfolio non più del 10% dello stesso bond. Proprio la diversificazione che ne deriva consente di tenere i clienti lontani da rischi eccessivi. Si tratta in pratica dello stesso consiglio che viene dato a ogni investitore per dare vita ad un saggio money management.
Altro rischio da tenere sempre presente è poi quello collegato alla valuta che fa da base all’investimento in questione. Se il bond scelto prevede la presenza dell’euro, occorre capire se la valuta sovrana dell’Unione Europea prospetti nell’arco di tempo dell’investimento problemi in tema di tassi di cambio o rialzi dei tassi di interesse. Ove si verificassero i secondi, ad esempio a causa di una situazione particolare come una crescita dell’inflazione, si potrebbero presentare non poche difficoltà per i sottoscrittori delle obbligazioni. Il prezzo dell’euro potrebbe infatti perdere valore rispetto a concorrenti come il dollaro o la sterlina, andando ad erodere anche in maniera considerevole la convenienza dell’operazione complessiva.

Quali sono i costi e le commissioni associati ai fondi obbligazionari?

Ogni strumento finanziario ha un costo, nel caso in cui non si intenda procedere in maniera del tutto autonoma. Se si intraprende una strada di questo genere occorre rivolgersi a degli intermediari che, come è del resto logico, non prestano il loro operato gratuitamente. Occorre cioè versare delle commissioni le quali, soprattutto nel caso delle banche, possono rivelarsi salate e andare a incidere in maniera significativa sulla convenienza dell’operazione intrapresa.

Anche per i fondi obbligazionari esistono dei costi da sostenere, per poter partecipare alle loro operazioni. Se non esistono commissioni collegate alla prestazione di un fondo obbligazionario, come accade nel caso di tutti i fondi di investimento occorre però sostenere quelle collegate alla gestione annuale dello strumento scelto.
Cosa si intende per spesi di gestione del fondo? Come abbiamo ricordato in precedenza, al suo interno esiste un gestore, cui spetta il compito di operare scelte tali da tenere nel debito conto l’interesse di chi ha sottoscritto la sua proposta. Può cioè vendere o acquistare bond in base alle condizioni prospettate dai mercati. Le operazioni effettuate se da un lato possono tradursi in rendimenti più corposi, dall’altro comportano però delle spese le quali vengono infine scaricate sulla clientela. Resta naturalmente da capire se convenga procedere da soli, in maniera da non dover versare alcun genere di commissione, oppure rivolgersi ad un intermediario finanziario. In questo secondo caso le commissioni da pagare sono comunque abbastanza contenute.

Occorre peraltro aggiungere che nel caso si decida di andare a fondo e aderire ad un fondo di questo genere, esiste anche la possibilità di delegare ogni possibile scelta ad esso. Sarà il personale incaricato del fondo a incaricarsi di fare in modo da strutturare l’investimento sulla base delle indicazioni del cliente. La diversificazione sarà quindi impostata cercando di tradurre in scelte accorte le indicazioni date dal sottoscrittore e aiutarlo infine a realizzare il rendimento desiderato.

Infine, per completare le informazioni collegate ai fondi obbligazionari, occorre sottolineare un altro fatto di grande importanza. È cioè possibile la vendita delle quote sottoscritte in qualsiasi momento, senza essere costretti a tener conto delle scadenze delle obbligazioni. Se il sottoscrittore dovesse ad esempio trovarsi di fronte a eventi tali da comportare liquidità aggiuntiva, può vendere in ogni momento. Un altro vantaggio di non poco conto, da tenere in considerazione.

Ti potrebbe interessare anche