Capire la pensione integrativaFondi pensione aperti

Fondi pensione aperti

La pensione integrativa è uno strumento entrato a far parte del sistema previdenziale italiano con le riforme condotte nei decenni passati, quando per rendere il congegno più sostenibile si decise di passare dal sistema contributivo a quello retributivo.

Alla previdenza integrativa, in particolare, è affidato il delicato compito di permettere agli interessati di avere risorse aggiuntive a quelle collegate al loro trattamento presso l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS). Trattamento il quale, per effetto di queste riforme è in effetti destinato a rivelarsi meno vantaggioso rispetto a quello di un tempo.

A comporre il sistema in questione, sono i fondi pensione chiusi, quelli aperti e i cosiddetti PIP (acronimo di Piani Individuali Pensionistici). Una realtà quindi molto variegata, tale da costringere gli interessati a cercare di capire quale soluzione possa rivelarsi all’atto pratico più aderente alle proprie specifiche esigenze.

Andiamo quindi a vedere più da vicino questa complessa realtà, approfondendo in questo articolo il tema dei fondi pensione aperti.

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Fondi pensione aperti: di cosa si tratta?

Per fondi pensione aperti si indicano solitamente quelli che vengono istituiti e gestiti in maniera diretta da SGR (Società di Gestione del Risparmio), compagnie assicurative e, anche se in questo caso si tratta di una realtà non molto sviluppata, da SIM (Società di Intermediazione Mobiliare) e banche. Ogni lavoratore può aderire a questa formula sia in maniera individuale che collettiva.

Il capitale che sarà apportato in qualsiasi ipotesi, però, viene immediatamente separato dall’attività che viene condotta abitualmente dall’istituto bancario e dall’ente cui ci si rivolge. Si tratta in effetti di una specificazione di grande importanza, in quanto ciò vuol dire che il capitale in questione non può essere toccato, eliminando in partenza una pericolosa commistione la quale potrebbe rivelarsi dannosa per gli iscritti al fondo. In pratica, per effetto di questa caratteristica si può essere sicuri che:

    • ove il gestore del fondo fallisca o si ritrovi in difficoltà tali da metterne in pericolo la sopravvivenza le risorse che sono state accantonate non potranno essere utilizzate per eventuali ristrutturazioni della realtà in questione;
    • chi vanta crediti nei confronti del gestore non può assolutamente avanzare pretese sui soldi che sono stati versati dagli iscritti al fondo pensione.

Si tratta in effetti di una caratteristica fondamentale e tale da rispondere all’esigenza da cui nascono i fondi pensione, ovvero quella di assicurare una pensione integrativa agli interessati, da affiancare a quella pubblica che, con il passaggio dal sistema contributivo a quello retributivo è in effetti più leggera rispetto a un tempo. Un’esigenza che è del resto favorita dal fatto che i contributi versati al fondo pensione prescelto possono essere dedotti dalla dichiarazione dei redditi.

Occorre anche sottolineare come i fondi pensione siano oggetto di regolamenti estremamente elaborati, tesi a definire nei minimi dettagli le caratteristiche che devono assicurare agli iscritti. Nel caso in cui l’adesione ad un fondo pensione avvenga in maniera collettiva, a dare forma alle modalità relative a contribuzione e versamenti saranno anche i contratti aziendali. Resta naturalmente la possibilità per i singoli interessati di decidere autonomamente la tipologia di investimento che ritengono possa adattarsi al meglio alle proprie esigenze.

Fondi pensione aperti: chi può aderire?

Chi può aderire ai fondi pensione aperti? La risposta è indicata proprio nel loro nome: in pratica chiunque voglia può entrare a farne parte, a differenza di quanto accade in quelli chiusi, i quali sono riservati ad una sola categoria di lavoratori, ben delimitata. Chi intende aderirvi, può farlo indipendentemente dalla situazione lavorativa che lo caratterizza.

Altra caratteristica di grande rilievo dei fondi pensione aperti è da individuare nel fatto che chi intenda farlo può procedere all’iscrizione anche di soggetti a carico dal punto di vista fiscale. In pratica, si può iscrivere anche un coniuge, oppure un figlio minore. Anche in questo caso il vantaggio decisivo deriva dalla deducibilità delle somme in questione ai fini della dichiarazione dei redditi.

Naturalmente, però, prima di procedere all’adesione occorre dare vita ad un’ampia panoramica, tesa a capire quale tra i fondi pensione aperti possa in effetti rivelarsi ideale rispetto alle esigenze prospettate. Per aiutare i lavoratori a individuare la soluzione migliore, alcune aziende che operano nel settore della finanza integrativa hanno provveduto a proporre strumenti in grado di individuare la soluzione migliore. Per farlo utilizzano algoritmi estremamente complessi i quali, in particolare:

    • individuano il fondo più confacente alle esigenze indicate dal lavoratore, analizzandone le caratteristiche;
    • esaminano tutte le soluzioni offerte dal mercato e, ove l’interessato abbia già provveduto ad una prima scelta, provvedono a confrontare quanto adottato con gli altri prodotti, indicando il vantaggio che potrebbe derivare con un trasferimento presso altro fondo pensione.

Utilizzando uno di questi strumenti si può quindi non solo individuare con precisione la soluzione più performante rispetto alle proprie personali esigenze, ma anche farlo in un arco di tempo ragionevolmente ridotto.

Quale rendimento può assicurare un fondo pensione aperto?

Naturalmente, tutti coloro che sono chiamati a fare una scelta tra i fondi pensione presenti nel nostro Paese, dovrebbero partire da una domanda ben precisa, per poter dare vita ad una scelta in grado di non causare danni alla propria posizione economica: quanto può fruttare un fondo pensione aperto?

Per dare una risposta a questa fondamentale domanda, occorre a questo punto ricordare come funzionano i fondi e come cercano di dare il massimo di soddisfazione alla propria clientela. Il modello della finanza integrativa, in particolare, si basa su un meccanismo di capitalizzazione. Cosa vuol dire? In pratica che il denaro versato dagli iscritti al fondo è oggetto di investimento sui mercati finanziari. Proprio dalla bontà dell’investimento va a dipendere perciò l’effettivo rendimento. Se il gestore del fondo riesce a individuare gli asset ideali il rendimento che ne conseguirà sarà più alto, in caso contrario gli interessati potrebbero ritrovarsi con un ritorno meno interessante di quanto prospettato.

In considerazione del fatto che le azioni sul lungo periodo riescono ad assicurare rendimenti più elevati rispetto alle obbligazioni, i fondi rivolgono la propria attenzione soprattutto ad esse, condividendone però anche i rischi. Proprio per questo motivo, considerate le fluttuazioni che caratterizzano i mercati finanziari, il patrimonio del fondo deve restare separato da quello che gli viene affidato dai lavoratori.

Se è chiaramente complicato indicare cifre precise, occorre comunque sottolineare come nel corso degli ultimi anni i rendimenti si siano rivelati positivi in tutte le tipologie di comparto di gestione, con l’unica eccezione rappresentata dagli obbligazionari puri nel corso del 2021. Se si prende come riferimento un arco temporale di 10 anni, che può essere considerato in linea con quello che caratterizza il risparmio previdenziale, i valori riscontrati sono non solo positivi, ma anche superiori a quanto avrebbe assicurato nello stesso orizzonte temporale il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) nel caso in cui lo stesso fosse stato lasciato all’azienda. Il raffronto è abbastanza impietoso se impostato nel corso dell’ultimo decennio, in cui a fronte di un +1,9% di rivalutazione ordinaria del TFR i fondi pensione aperti hanno collezionato un ben più cospicuo +4,6%.

I vantaggi fiscali dei fondi pensione aperti

Dopo aver visto l’effettiva convenienza finanziaria di un fondo pensione aperto rispetto alla rivalutazione ordinaria del TFR, è senz’altro arrivato il momento di prendere in considerazione quello che da più parti è indicato come un reale asso nella manica dei primi. Stiamo parlando dei vantaggi di carattere fiscale prospettati per chi decida di aderire al sistema previdenziale complementare.

Chi lo fa, infatti, si giova della deducibilità dei soldi che sono apportati al fondo dal reddito che deve essere dichiarato ai fini IRPEF. In particolare, contributi versati, con un tetto fissato a quota 5.164,57 euro nel corso di un anno, sono destinati ad abbattere l’imponibile fiscale, ovvero la cifra che i lavoratori interessati dovranno versare sotto forma di imposte. L’entità del risparmio in questione andrà naturalmente a variare sulla base dello scaglione di riferimento, potendo comunque raggiungere addirittura il 43% di quanto è stato versato.

Se l’adesione al fondo aperto avviene in forma individuale, ad incaricarsi degli adempimenti burocratici sarà proprio il gestore dello stesso, il quale dovrà comunicare il tutto all’Agenzia delle Entrate. Mentre per quanto concerne il riepilogo della posizione all’interno del fondo pensione, alla fine del mese di marzo di ogni anno, sarà consegnato il documento in cui si attestano i versamenti che sono stati effettuati nel corso dei dodici mesi precedenti. Il documento in questione è in effetti estremamente utile a fini fiscali per tutti coloro che sono soliti appoggiarsi per trasmettere la dichiarazione dei redditi ad un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) o ad un professionista.

Ove invece l’adesione al fondo abbia luogo in forma collettiva, sarà il datore di lavoro ad assumere il ruolo di sostituto d’imposta, provvedendo a dedurre quanto sia stato oggetto di versamento da parte del dipendente durante l’anno. In pratica, il risparmio fiscale viene riportato direttamente in busta paga, senza dover attendere il rimborso fiscale con la dichiarazione dei redditi.

Gli altri vantaggi del fondo pensione aperto: la protezione e la flessibilità

Ai vantaggi di carattere puramente fiscale, i fondi pensione aperti sono in grado di aggiungerne altri. Si tratta in effetti una forma previdenziale estremamente flessibile, grazie alla quale gli interessati sono in grado di ritagliarsi anticipazioni relative agli investimenti per una prima casa, anche quella per i figli, alle spese sanitarie che dovessero rendersi necessarie nel corso del tempo o altre esigenze che dovessero insorgere all’improvviso.

È poi possibile dare luogo ad un efficace sistema di protezione per il proprio nucleo familiare, reso concreto dal riscatto da parte degli eredi o di altri possibili beneficiari della posizione accumulata nell’eventualità di un decesso dell’aderente avvenuta prima del pensionamento, con la reversibilità della pensione integrativa.

Inoltre è possibile procedere al riscatto del capitale accumulato, totale o in misura del 50%, ove si perda il lavoro o si verifichi un’invalidità permanente.

Nel caso di inoccupazione che venga a verificarsi in prossimità del pensionamento, una pensione integrativa diventa ancora più preziosa, conferendo all’interessato la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro. In particolare, a determinate condizioni, tutto ciò che sia stato accumulato al momento, o anche una parte di esso, può essere trasformato in Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA). In pratica, il capitale in questione è oggetto di frazionamento sotto forma di rate mensili tese ad assicurare un reddito sino al momento in cui sarà finalmente maturato il diritto ad usufruire della sospirata pensione.
Per poterne usufruire devono però scattare le seguenti condizioni:

    • l’effettiva inoccupazione nel momento in cui la richiesta viene inoltrata;
    • il versamento di almeno 20 anni di contributi;
    • 5 anni o meno al conseguimento dell’età necessaria per l’uscita dal lavoro.

Nel caso in cui l’interessato sia inoccupato da un periodo superiore a 48 mesi, tale anticipo è poi oggetto di estensione a dieci anni.

Quanto costa aderire ad un fondo pensione aperto?

Altra questione da vagliare con molta attenzione, quando si tratta di valutare l’iscrizione ad un fondo pensione aperto, è quella rappresentata dai costi. Proprio dal loro impatto sul risparmio previdenziale va a dipendere, per larga parte, la convenienza di aderire ad un’ipotesi di questo genere.

Per riuscire a orientarsi al meglio in tal senso, è necessario osservare con molta attenzione l’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC), ovvero il documento curato dalla Commissione di Vigilanza su Fondi Pensione (COVIP), all’interno del quale viene indicata l’incidenza in percentuale della totalità dei costi rispetto alla posizione individuale dell’iscritto per ogni anno in cui questo è iscritto al fondo. Più è alta tale percentuale, meno è conveniente il fondo che è stato oggetto del monitoraggio in questione. Per capire meglio basta un semplice esempio: a parità d’investimento, un fondo caratterizzato da un ISC pari al 2% può dare vita ad una riduzione del capitale accumulato in 35 di adesione nell’ordine del 18%, o poco meno, rispetto ad uno caratterizzato da ISC pari all’1%.

Quanto è possibile riscuotere usufruendo della pensione integrativa?

Per chiudere questa breve guida alla pensione integrativa, non resta quindi che affrontare il discorso relativo all’importo che è possibile assicurarsi aderendo ad un fondo pensione aperto. Per farlo occorre però ricordare che il diritto alla pensione integrativa viene a maturare con il conseguimento dell’età pensionabile per la pensione pubblica (si tratti di quella vecchiaia oppure anticipata) e a patto che la partecipazione al fondo abbia raggiunto un minimo di cinque anni. Una volta che scattino queste condizioni la pensione integrativa sarà corrisposta sulla base di quanto sia stato accumulato nell’ambito del proprio piano pensionistico. Sono però diverse le modalità di corresponsione tra cui l’interessato potrà scegliere. In particolare, il trattamento in oggetto può essere richiesto:

    • sotto forma di rendita vitalizia, al 100%. In questo caso è anche possibile optare per una particolare tipologia di rendita, ad esempio indicando la reversibilità;
    • optando per un 50% sotto forma di capitale immediato, destinando il restante 50% alla rendita;
    • indicando il 100% di capitale, ma soltanto nel caso in cui l’importo della rendita di cui è possibile usufruire vada ad attestarsi al di sotto di una soglia indicata in anticipo dal fondo interessato.

Occorre sottolineare al riguardo che il sistema è stato congegnato con il preciso intento di favorire l’erogazione della pensione integrativa sotto forma di rendita, piuttosto che di capitale. Il motivo che ha ispirato questa scelta è del resto abbastanza intuibile: nel primo caso va effettivamente ad integrare il trattamento pensionistico pubblico, palesandosi come una una vera e propria aggiunta mensile. Inoltre la rendita sarà oggetto di erogazione per l’intera vita dell’interessato, mentre il capitale è destinato ad esaurirsi prima del suo decesso.

In un caso o nell’altro, comunque, una pensione integrativa può rivelarsi un utile strumento di integrazione ad una pensione pubblica che a seguito delle tante riforme ideate al fine di rendere più sostenibile il sistema ha effettivamente alleggerito i trattamenti erogati ai lavoratori che entrano nell’ultima parte della propria vita. Utilità derivante proprio dai vantaggi, di carattere fiscale e di altro genere, che le pensioni integrative sono in grado di assicurare a tutti coloro che decidono di aderire ad un fondo pensione.

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