Come calcolare la pensione minima? Il costo della vita sta aumentando sempre di più a causa della fiammata inflazionistica e, di conseguenza, il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati si sta sempre di più riducendo. La normativa italiana prevede che lo Stato italiano incrementi gli assegni previdenziali erogati dall’Inps nel caso in cui il reddito sia sotto un determinato tetto e non si riesca ad avere una vita dignitosa.
Scopriamo in questa guida cos’è e come funziona la pensione minima, quali sono i requisiti necessari per presentare la richiesta e a quanto ammonta la pensione minima.
Pensione minima Inps: cos’è?
L’integrazione al trattamento minimo o pensione minima è stata introdotta dalla Legge n.638 dell’anno 1983 che stabilisce il diritto di ricevere un assegno pensionistico sufficiente a garantire una vita dignitosa. Se un lavoratore ha versato il montante contributivo necessario per andare in pensione, ma l’importo del cedolino è inferiore ad un determinato tetto, è possibile ricevere dall’Inps un assegno integrativo della pensione al fine ultimo di garantire una vita dignitosa.
Per il computo della pensione minima è necessario prendere in considerazione il reddito e la composizione del nucleo familiare. La pensione minima vale solo per coloro che sono assicurati prima del 31 dicembre 1995. Quelli più giovani non possono beneficiare dell’integrazione al minimo, ma fino alla fine dell’anno potranno richiedere la Pensione di Cittadinanza e dal 2024 avranno diritto all’Assegno di Inclusione Sociale.
Pensione minima: quali sono i requisiti necessari?
Il diritto alla pensione minima spetta a tutti i titolari dell’assegno previdenziale, ma il cui importo è al di sotto di determinate soglie, stabilite annualmente dall’INPS, a prescindere dall’ammontare dei contributi versati e dagli anni di lavoro svolti. L’unico requisito previsto dalla normativa è quello di essere già titolari di un trattamento previdenziale, che necessita di essere integrato. Coloro che non hanno versato i contributi previdenziali non hanno diritto ad alcuna pensione minima, ma all’assegno sociale.
Calcolo pensione minima Inps
Il valore dell’integrazione al trattamento minimo varia in base all’ammontare del reddito e alla composizione del nucleo familiare.
Nel caso in cui si sia single si ha diritto all’importo “pieno” della pensione, che è pari a 600 euro per gli over 70 con un Isee che non superi i 6.524 euro. L’importo spettante si riduce nel caso in cui l’Isee sia compreso tra i 6.524 e i 13.049 euro. L’importo spettante è pari alla differenza tra l’importo massimo di 13.049 euro e il reddito attuale. Se il reddito supera i 13.049 euro non si ha diritto alla pensione minima.
Nel caso in cui si sia coniugati, il diritto alla pensione minima scatta solo se non superi i limiti reddituali personali e coniugali. L’importo dell’assegno spetta in misura “piena” pari a 600 euro se l’Isee non superi i 6.525 euro e quello coniugale non superi i 19.574 euro. L’assegno spetta in misura parziale se l’Isee è compreso tra 6.525 e 13.049 euro e quello coniugale è compreso tra 19.574 euro e 26.098 euro. L’ammontare spettante è quello che risulta dal duplice confronto tra il limite massimo e quello effettivo.
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Calcolo pensione minima: casi speciali
La normativa vigente prevede alcune differenze in base alla tipologia di professione esercitata durante la vita occupazionale. Nel caso in cui si abbia svolto la funzione di avvocato, se la pensione annua è di importo inferiore ai 10.100 euro, viene erogata un’integrazione fino al raggiungimento di questa soglia. L’importo viene rivalutato annualmente sulla base dell’Istat. Al momento della richiesta dell’integrazione, è necessario allegare un’autocertificazione che dichiari il proprio Isee personale o familiare.