Come funziona il calcolo della pensione contributiva? Ecco come funziona e come cambiano i coefficienti di trasformazione.
Il calcolo della pensione contributiva consente di determinare l’ammontare del trattamento previdenziale erogato dall’Inps. Il sistema contributivo è stato introdotto dalla Legge Dini per fare in modo che la pensione risulti proporzionata ai contributi versati durante la vita professionale e non basata sulle ultime buste paga.
A differenza del sistema di calcolo retributivo, il sistema contributivo è basato sull’ammontare dei versamenti previdenziali e sulla variabile anagrafica pensionabile. I trattamenti previdenziali di chi possiede più di 18 anni di contributi alla fine dell’anno 1995 sono computati col sistema contributivo soltanto per le annualità dal 2012 in poi. Il calcolo della pensione contributiva si applica dal 1996 in poi per chi possiede meno di 18 anni di versamenti alla fine dell’anno 1995. A chi non possiede contributi accreditati prima dell’anno 1996 è applicato solo il computo contributivo del trattamento pensionistico.
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Come si calcola l’assegno pensionistico?
I sistemi di computo dell’assegno pensionistico sono tre:
- il calcolo contributivo, che si basa sui contributi accreditati e sulla variabile anagrafica pensionabile,
- il calcolo retributivo, che si basa sui redditi più alti,
- il calcolo misto, che comprende entrambi i sistemi.
Chi possiede almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 ha diritto al calcolo retributivo sino al 2011, poi al computo contributivo. Chi non possiede contributi alla fine del 1995 ha diritto al solo computo contributivo.
Calcolo contributivo della pensione: come funziona?
Il calcolo contributivo della pensione non si basa sulle buste paga percepite come il sistema retributivo, ma sull’ammontare dei contributi effettivamente versati nel corso della vita professionale e rivalutati. Il calcolo contributivo si divide in due quote:
- la quota A, sino al 31 dicembre 1995,
- la quota B, dal 1° gennaio 1996 in poi.
Quota B
Per calcolare l’assegno pensionistico corrispondente alla Quota B, è necessario accantonare il 33% della retribuzione corrisposta dall’anno 1996 oppure l’aliquota contributiva differente prevista dall’Inps per le altre categorie di dipendenti. Si deve poi rivalutare i contributi previdenziali che vengono accantonati ogni anno, in base alla media mobile quinquennale della crescita della ricchezza nazionale. Successivamente è necessario sommare i contributi rivalutati, ottenendo il montante contributivo, il quale deve essere moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, ottenendo così la quota B di pensione.
Quota A
Per calcolare la Quota A del trattamento previdenziale il procedimento è più complesso. È necessario individuare la base imponibile nel periodo di riferimento antecedente al 1996. Poi si deve determinare l’ammontare dei contributi di ciascun anno, moltiplicando la base imponibile annua per l’aliquota contributiva in vigore nell’anno. Il valore dei contributi previdenziali deve essere rivalutato fino alla fine dell’anno 1995, ricorrendo al tasso annuo di capitalizzazione. Una volta ottenuto il valore questo deve essere diviso per la sommatoria del numero di settimane di contribuzione versata nel periodo di riferimento. Si deve poi individuare l’anzianità contributiva precedente al periodo di riferimento, riducendola di un valore pari al rapporto tra l’aliquota contributiva vigente in ciascun anno e l’aliquota contributiva media vigente nei dieci anni di calendario precedenti quello in cui viene esercitata l’opzione.
È necessario sommare i contributi ridotti con i contributi compresi nel periodo di riferimento: si determina così l’anzianità contributiva complessiva per il periodo precedente il 1996. Moltiplicando la media della contribuzione versata e l’anzianità contributiva costituisce la quota A di montante, che deve essere rivalutata.
Calcolo del montante contributivo totale
Per ottenere il montante contributivo totale è necessario sommare i due montanti contributivi della Quota A e della Quota B. Il montante contributivo totale viene poi trasformato in rendita dal coefficiente di trasformazione.